CORINALDO, il paese dei “matti”
Inserito tra i Borghi più belli d’Italia e Bandiera Arancione TCI, Corinaldo conserva la cinta muraria fra le meglio conservate delle Marche.
Il mio percorso inizia dalla Chiesa di San Francesco (XIII sec.), posta fuori le mura, realizzata in laterizio presenta una facciata incompiuta e interno a pianta a croce latina ad un’unica navata. Conserva un prezioso Crocifisso ligneo del 1575.
Poco distante si trova la Torre dello Sperone (XV sec.), struttura pentagonale alta circa 18 metri, uno dei simboli che caratterizzano le mura di Corinaldo, oggi sacrario dedicato alle vittime di tutte le guerre.
Mi sposto in uno dei punti più famosi di Corinaldo, la Piaggia, la famosa scalinata di 109 gradini dove si trova il pozzo della Polenta.
Il pozzo fu costruito nel XV secolo per approvvigionare le abitazioni limitrofe, fu successivamente interrato con la ristrutturazione della scalinata nei primi anni del XX secolo, venne ricostruito nel 1980.
Una leggenda narra di un uomo che in tempi lontani salì la lunga scalinata del paese con un sacco di farina di granoturco, riposatosi sul bordo del pozzo, il sacco sfortunatamente vi cadde all’interno e l’uomo per recuperarlo si calò giù.
La popolazione, non vedendolo risalire, disse che l’uomo si stava mangiando la polenta nel pozzo.
Nelle vicinanze della scalinata del Pozzo della Polenta c’è una casa in cui è esposto un cartello che racconta la storia di “Scuretto“.
Scuretto era un semplice calzolaio e gran bevitore di vino che aveva un figlio emigrato in America.
Aveva conservato uno stretto contatto con il padre, tanto che gli mandava regolarmente dei soldi con lo scopo di costruire una casa a Corinaldo, dove tornare un giorno per abitarvi.
In realtà Scuretto spendeva i soldi nelle varie osterie a bere finché un giorno il figlio, insospettitosi per la lungaggine della costruzione, volle vedere come procedevano i lavori e chiese al padre una foto della casa.
Non potendosi esimere, fece costruire solo una facciata con tanto di numero civico, si fece fotografare affacciato ad una finestra.
La “casa” è visibile tutt’ora, rimasta incompiuta perché i soldi non arrivarono più.
Passeggiando nel centro storico percorro un tratto di strada, i Landroni, corridoio porticato derivato dalla sopra elevazione degli edifici nobiliari settecenteschi situati lungo Via del Corso.
Il percorso è suggestivo, delle aperture che si affacciano sul paesaggio circostante ne formano una sorta di finestra che incornicia come un quadro il panorama.
Il nome deriva dalla parola “androni” (passaggio), che nella dizione popolare incorpora l’articolo trasformandolo in Landroni.
Poco distante si trova Porta Nova (1490), il più recente ingresso al Castello di Corinaldo, proseguendo si può notare il Campanile di San Pietro (XVI-XVIII sec.), dell’antica pieve demolita nel 1870, in quanto pericolante.
Al suo posto è stato piantato un grande e bellissimo Cedro del Libano alto circa 45 metri.
Proseguendo lungo la strada si raggiunge una grande piazza dove si trova la Chiesa dell’Addolorata e la Chiesa del Suffragio.
La Chiesa della Madonna Addolorata (XVI-XVIII sec.) e il contiguo ex Convento, poggia in parte sulle mura urbane mentre la chiesa sorge sulle fondamenta della scomparda Rocca di Corinaldo.
Presenta una pianta centrale con cupola, con interno in stile rococò, l’altare maggiore conserva la statua del Cristo morto e della Madonna Addolorata che vengono portate in processione la sera del Venerdì Santo.
L’elegante Chiesa del Suffragio (XVII-XVIII sec.), fondata dall’omonima confraternita, è stata realizzata in cotto e termina con un coronamento a timpano.
L’interno ellissoidale, conserva un pavimento in cotto che riproduce il soffitoto a cassettoni.
Poco lontano si trova il Santuario Diocesano di Santa Maria Goretti (XVIII secolo), chiesa a navata unica al cui ingresso sono presenti le spoglie di Mamma Assunta deceduta a Corinaldo nel 1954 all’età di 88 anni, mentre a destra quelle di Alessandro Serenelli, l’aggressore di Maria.
Vicino l’altare centrale si trova l’urna in argento contenente l’osso del braccio della Santa, braccio con il quale la Martire tentò di difendersi dal suo aggressore.
A poco più di 1 chilometro dal centro storico è ubicata la casa natale di Santa Maria Goretti.
Si tratta di una piccola abitazione contadina disposta su due piani, al piano terra si trova un ambiente con elementi della stalla, mentre dove era localizzata la cantina è ora presente una piccola cappella dedicata a Santa Maria Goretti.
Al piano superiore si trova la sala da pranzo con camino e altri due ambienti, oltre la camera di Luigi Goretti e Assunta Carlini, stanza dove nacque Maria.
La stanza conserva i mobili originali della famiglia Goretti, tra cui il letto ed il quadro a capoletto donato da Mamma Assunta.
Storia di Maria Goretti
Maria Teresa Goretti nacque a Corinaldo il 16 Ottobre 1890, secondogenita di Luigi Goretti e Assunta Carlini, entrambi contadini, viste le condizioni di miseria, nel 1897 emigrarono in provincia di Latina con i loro 6 figli.
I Goretti dividono la casa con i Serenelli, il padre e il figlio Alessandro.
Quando Maria ha quasi 10 anni, suo padre muore per via della malaria che infesta quelle zone.
Marietta, come veniva chiamata, aiuta sua madre occupandosi dei fratelli e della casa, sostenuta da una grande fede in Dio.
Alessandro, ventenne quando Maria ha 12 anni, tenta alcuni approcci con lei, che Maria rifiuta.
Il 5 Luglio 1902, di fronte all’ennesimo rifiuto di Maria che dice “No, no, Dio non vuole, se fai questo vai all’inferno”, Alessandro la colpisce ripetutamente con un punteruolo.
Trasportata all’ospedale di Nettuno, Maria muore il giorno seguente, non prima di aver detto a sua mamma: “Per amore di Gesù lo perdono, voglio che venga con me in Paradiso”.
Alessandro viene arrestato e passa 27 anni in carcere; quando torna libero incontra Mamma Assunta e i due si riconciliano, nel segno del perdono di Marietta.
Proprio il perdono del suo assassino, assieme alla strenua difesa della virtù, portano Maria Goretti ad essere proclamata Santa il 24 Giugno 1950 in Piazza S. Pietro, alla presenza della mamma.
La Santa è conosciuta e venerata oggi in tutto il mondo e moltissime sono le parrocchie a lei intitolate.
(Fonte: www.corinaldoturismo.it)
A pochi chilometri da Corinaldo è possibile visitare un’ampia area archeologica, la Domus dei Coiedii situata all’interno del Parco Archeologico di Suasa.
L’abitazione romana è stata costruita in posizione centrale tra l’area del Foro e l’Anfiteatro, affacciata sulla via principale dell’antica città di Suasa.
La domus, appartenuta probabilmente alla famiglia patrizia dei Coiedii, ha subito notevoli mutamenti nel corso dei secoli, soprattutto nella planimetria e dimensioni.
Una prima domus è stata edificata nel I secolo a.C., le altre fasi di amplamento si sono svolte nel II-III secolo d.C., inglobando anche le abitazioni vicine.
La città romana di Suasa si spopolò gradualmente tra III e VI secolo d.C., anche la domus fu abbandonata, gli scavi archeologici portati avanti dagli anni ’80, hanno riportato alla luce questa antica dimora, ricca di bellissimi pavimenti a mosaico.
L’area si prospetta ampia e sembra che abbia ancora molte cose nascoste che attendono di essere portate alla luce.
L’ingresso alla Domus dei Coiedii è a pagamento, il personale accompagna lungo il percorso raccontando la storia della domus e l’antica citta romana di Suasa.
Il bioglietto permette di visitare anche il Museo Archeologico di Castelleone Suasa, che conserva i reperti rinvenuti nelle campagne di scavo dal 1987 ad oggi nell’area urbana di Suasa, in particolar modo ai materiali provenienti dall’area della grande domus dei Coiedii.
EVENTI
A luglio da non perdere la “Contesa del Pozzo della Polenta”, rievocazione storica che si rifà a una leggenda locale e che vede il coinvolgimento di oltre 300 figuranti, i cui costumi sono rinnovati di anno in anno e conservati nella Sala del Costume e delle tradizioni popolari.
Si ringraziano:
I gestori dell’Osteria dal Presdente a Mondolfo per la simpatia e la cordialità, oltre all’ottimo cibo; l’ufficio IAT di Corinaldo per la disponibilità e l’invio di alcune immagini; il personale addetto alla Domus dei Coiedii per la visita e l’interessante storia che ha caratterizzato questo posto, forse ancora poco noto.
Si precisa che strutture, aziende e/o enti pubblici citati nell’articolo non hanno corrisposto alcun compenso, bene materiale e/o altro in cambio di questo articolo.