Piagge, l’ipogeo
Decidiamo di visitare Piagge un po’ per “caso”, nel senso che dalla Locanda Borgognina dove soggiornavamo, notiamo durante una passeggiata un bel borgo in lontananza sulla cima di un colle.
Facendo delle approssimative indagini tramite bussola e mappa (da cellulare) riconosciamo che potrebbe essere Piagge, capiremo solo qualche giorno più avanti che in realtà il luogo che guardavamo era Montemaggiore al Metauro.
Per fortuna non rimaniamo delusi dalla scelta perché anche Piagge era degna di essere visitata.
Il borgo sorge nella parte terminale della valle del Metauro a circa 200 metri s.l.m, presenta una cinta muraria e due torri che spiccano verso l’alto, la Torre Civica e il campanile di Santa Lucia.
Storicamente Piagge nasce dalle rovine dell’antico sito di Lubacaria (fondato nel V secolo) e nel medioevo dopo diverse vicende storiche portano questo luogo ad essere abbandonato nel 1227, per essere poi ricostruito nel corso del XIV secolo dai monaci benedettini di San Paternario.
Dal XVI secolo Piagge vide la sottomissione a diverse signorie (Malatesta, Piccolomini, Federico da Montefeltro e Della Rovere) fino al 1631 in cui morì Della Rovere senza eredi, e la città venne consegnata allo Stato Pontificio.
I simboli più evidenti di questo piccolo borgo sono la Torre Civica situata in Piazza della Torre, e la chiesa di Santa Lucia.
La Torre Civica riprende lo stile di un antico torrione cinquecentesco e domina con imponenza il centro abitato.
Al suo interno sono presenti una lapide dei Della Rovere e un’insegna pontificia di papa Leone X che ne celebrano la costruzione (1542), mentre un’altra iscrizione ricorda la sua parziale ricostruzione e adattamento ad opera del sindaco del paese Davide Paterniani (1866).
La chiesa di Santa Lucia, situata poco fuori dalle mura, è sede parrocchiale.
L’interno, a navata unica con cinque cappelle laterali, un pulpito e una cantoria, conserva due importanti tele, la secentesca Comunione degli Apostoli e la settecentesca Crocifissione con la Madonna e i santi Lucia e Giovanni Battista.
Posto fuori la cinta muraria quattrocentesca, troviamo l’Ipogeo, una grotta scavata nel tufo situata 7 metri sotto la superficie.
Attraverso una scalinata di 20 gradini scavata nella roccia si giunge in un ambiente inaspettato dalla pianta crociforme.
Si tratta di una vera e propria meraviglia nascosta, un ambiente sotterraneo di origine medievale (riconducibile al 1200 d.C. circa), che presenta nicchie ed incisioni.
Le incisioni disposte in modo preciso ed accurato, senza lasciare nulla al caso, rappresentano fiori a sei petali, gigli e altre simbologie.
La grotta era presumibilmente usata come luogo sacro utilizzato anche per riti religiosi o esoterici, utilizzata nei secoli anche dai Cavalieri dell’Ordine dei Templari e l’Ordine cistercense.
Molti elementi risultano tutt’ora misteriosi e non vi sono testimonianze scritte che riguardano questo luogo.
Il luogo fino al 1996 era utilizzato come magazzino di una macelleria e deposito di materiali dal proprietario del negozio.
Si trovano infatti scavate nel tufo alloggiamenti che potevano servire al posizionamento di mensole.
Servirono 20 anni, grazie ad un gruppo di professionisti, per riportare all’antico splendore il sito ed aprirlo al pubblico.
Luoghi come questo ce ne sono molti sotto edifici privati e sono più o meno noti, si presume ve ne siano ancora molti ancora nascosti e da scoprire.
Incredibile come luoghi di rilevanza archeologica e storica sono spesso nascosti in luoghi apparentemente “comuni” e anonimi e come in questo caso utilizzati dalla gente per scopi quotidiani.
Si ringrazia la Pro Loco di Piagge i volontari dell’Ipogeo che gestiscono questo importante luogo ancora poco conosciuto.
Si precisa che strutture, aziende e/o enti pubblici citati nell’articolo non mi hanno corrisposto alcun compenso, bene materiale e/o altro in cambio di questo articolo.
1 commento
Le marche sono una regione che adoro e Gradara uno dei borghi che più ho amato
Luca