Nelle terre Di-vine
Ultimo giorno nelle Langhe e Roero, lasciato l’alloggio prima di fare ritorno a Milano, dedico la giornata ad un ultimo itinerario, prima tappa Barolo.
Certo che per un astemio come me andare a Barolo è proprio il colmo, ma è impossibile non visitare certi luoghi quando ci si trova in zona.
Barolo è un piccolo borgo medioevale, adagiato su una sorta di altopiano, situato a circa 15Km da Alba, noto per il famoso vino prodotto dal vitigno Nebbiolo.
Il Barolo DOCG deve necessariamente invecchiare per almeno 3 anni, di cui 2 anni in botti di Rovere per poi proseguire con l’affinamento in bottiglia prima di poter essere commercializzato.
Domina il borgo l’imponente mole del Castello Falletti (X sec.), oggi sede dell’Enoteca Regionale del Barolo e del Museo del Vino (Wi.Mu.), quest’ultimo si trova ai piani superiori.
Nel corso dei secoli ha subito diverse trasformazioni, venne usato come maniero di difesa, residenza nobiliare e anche come collegio di religiosi. All’interno si possono ammirare le stanze che mantengono gli arredi all’epoca della Marchesa Giulia Colbert.
Tra gli ospiti più illusti spicca Silvio Pellico, amico e consigliere dei Marchesi nonché responsabile della biblioteca per quasi 20 anni.
Le antiche cantine ospitano la sede dell’Enoteca Regionale, qui la Marchesa Colbert perfezionò e promosse il già celebre vino di corte attraverso il “metodo Staglieno”, ideato dal Gen. Paolo Francesco Staglieno, ottenendo un vino secco molto più equilibrato e gustoso rispetto ai precedenti.
Sulla stessa piazza si trova la romanica Chiesa di San Donato (XVIII sec.) l’interno a tre navate con cupola ottagonale, conserva davanti l’altare maggiore il sepolcro dei Marchesi Falletti, signori di Barolo.
Terminato il giro a Barolo mi dirigo alla non molto distante Cappella delle Brunate (o Cappella del Barolo).
La coloratissima chiesetta mai consacrata fu ricostruita nel 1999 dagli artisti Solomon LeWitt e David Tremlett.
L’edificio originario fu costruito intorno al 1914 dai contadini che lavoravano nelle campagne e nei vigneti circostanti, con lo scopo di luogo di rifugio e riparo temporaneo in caso di condizioni atmosferiche avverse.
I terreni e la struttura vennero acquistati nel 1971 dalla famiglia vitivinicola Ceretto, l’edificio venne lasciato in disuso e abbandono per molti anni, solo nel 1999 decisero di affidarlo all’estro dei due artisti internazionali per darle una verisone più moderna.
L’esterno è contraddistinto da forme geometriche dai colori forti e vivaci, l’interno al contrario ha colori tenui e con pavimento marmoreo con riflessi d’acqua.
In cambio dell’allestimento della vecchia casa a forma di cappella, gli artisti avrebbero ricevuto vita natural durante una bottiglia di Barolo, ogni settimana.
Tra castelli e “Principati”
Proseguendo la strada verso Milano, mi fermo al Castello Reale di Govone (1675-1780), fu una antica fortezza medievale ricostruita nella forma barocca attuale dai Conti Solaro.
Fu una delle residenze estive dei Savoia dal 1792 al 1870, acquistato poi dal Comune di Govone nel 1897, oggi vi hanno sede gli uffici comunali, la biblioteca e il museo.
Sono visitabili gli appartamenti reali, il salone delle feste e le sale cinesi.
Il Castello di Govone è famoso anche per il settecentesco giardino all’italiana dove fioriscono molte varietà di rose e una rara specie di tulipano selvatico.
Dal 1997 il Castello Reale di Govone è tra le Residenze Sabaude Piemontesi che l’UNESCO ha inserito nella lista del patrimonio artistico mondiale.
Dopo il Castello di Govone mi dirigo verso il Principato di Lucedio (XII sec.), fondato dai Monaci Cistercensi che bonificarono il territorio e a metà del XV secolo furono i primi che introdussero la coltivazione del riso in Italia.
Divenne un fiorente centro di potere economico e politico, grazie alla strategica posizione geografica lungo la Via Francigena.
L’attuale proprietaria, la Contessa Rosetta Clara Cavalli d’Olivola Salvadori di Wiesenhoff, conduce l’Azienda Agricola a livello famigliare.
Si possono infatti acquistare presso lo spaccio, riso e altri prodotti dell’Azienda Agricola.
Il Principato di Lucedio è visitabile al pubblico secondo il calendario presente sul sito.
Rientro a Milano dopo pochi giorni nelle Langhe e Roero, carico di ricordi e prodotti locali.